benvenuti a eboli






Eboli, appartenente alla provincia di Salerno dalla quale 

dista quasi 30 chilometri, conta circa di 38.000 abitanti 

(Ebolitani) e si estende per una superficie di 137 chilometri quadrati con una densità abitativa di circa 260 abitanti per chilometro quadrato.
La città sorge su un territorio per gran parte pianeggiante 
formato dalla piana alluvionale del fiume Sele, un fiume ricco di acque che nasce dal Monte Paflagone; il clima è mite e 
la piovosità si concentra nel periodo Novembre-Aprile. 
Da Eboli è possibile compiere piacevoli gite nei centri 
circostanti: si può dunque fare una passeggiata lungo 
le vie di Amalfi, il piccolo centro che fu la più antica delle Repubbliche marinare, spostandosi verso Paestum 
per ammirare i templi, fino a Sapri, sul Golfo di Policastro.
A incrementare la fama di Eboli ci ha pensato il noto scrittore 
Carlo Levi, autore del libro 'Cristo si è fermato a Eboli', 
un'opera che racconta la storia di confino in Basilicata sotto il regime fascista dello stesso Levi. A rendere omaggio 
allo scrittore la Città di Eboli gli ha dedicato una piazza 
lungo il corso principale. 
Per raggiungere Eboli in auto, prendere l'autostrada 
che porta verso Salerno dunque la A1 Napoli-Salerno 
(provenendo da Nord) oppure la A3 Salerno - Reggio Calabria (giungendo da Sud). Con le ferrovie stazione di Eboli 
sulla linea Napoli-Salerno-Potenza-Taranto.



Cenni storici
Da Eburum ad Evoli a Eboli
Il nome Eboli potrebbe derivare da 'Eu Bolos' che in greco significa 'buona zolla', a indicare la caratteristica del terreno; i Romani la chiamarono Eburae, poi Eburum e successivamente Evoli da cui proviene il definitivo Eboli. Non è facile risalire con esattezza all'epoca della sua fondazione dal momento che non disponiamo di fonti storiche in merito, ma vi si attesta quasi certamente la presenza romana tramite il ritrovamento di alcune tombe risalenti al III ? II secolo a.C.; caduto l'Impero Romano, Eboli subì l'invasione di masse di barbari e presto dovette far fronte a una pesante crisi economica risolta con l'avvento dei Normanni. Questi ultimi trasformarono quello che un tempo rappresentava un piccolo borgo in una prospera cittadina medioevale che cresceva via via di estensione e di importanza. A rompere l'idillio fu la dominazione spagnola e gli assalti dei pirati lungo le coste napoletane; emblema della volontà da parte della popolazione di ripristinare la precedente situazione di agiatezza è l'episodio dell'Arco dei Tredici risalente al 1647 quando tredici nobili sdegnati dal popolo furono miseramente uccisi dagli Ebolitani che richiedevano la diminuzione delle tasse e l'abrogazione di prerogative prettamente nobiliari. Pratica soluzione a questa crisi fu lo sviluppo dell'agricoltura e dei commerci in tutta la pianura del Sele e nelle zone limitrofe.


L’iscrizione su di una pietra del II secoli d. c. dimostra la minicipalità romana di Eboli. La “Pietra” era il piedistallo di un statua  che il popolo Eburino volle erigere in onore di Tito Flavio Silvano. La famosa stele è un documento prezioso che dimostra senza alcun dubbio che l’antica Eburum era una comunità progredita ed aveva una sua importanza nell’economia dell’epoca vuoi per la sua posizione che dalle pendici del “Montedoro” si affacciava sulla fertile pianura del fiume sele. 

Nell’antica Roma l’elevazione a “municipio” romano veniva dato a centri  abitati, che oltre alla provata fede avessero un vita sociale riconosciuta elevata, ma anche per il numero di abitanti e per le capacità di adempiere a molteplici funzioni economiche, politiche, culturali, religiose, che avesse un territorio esteso  che fosse in grado di fornire una serie di servizi pubblici, che fosse dotato strade, monumenti, fortificata con muri e munita di porte, con abitanti dediti al lavoro, all’agricoltura con mare e un porto proprio a servizio del suo territorio. Il porto ebolitano si chiamava “Alburno”.

Gli abitanti di Eburum pur godendo degli onori conferiti dalla cittadinanza Romana, si governavano, fin dai tempi delle guerre con i Sanniti e quelle con Taranto e Pirro,  con proprie leggi. Questo riconoscimento testimoniato dalla “stele”, lascia presagire che la comunità degli Eburini, per raggiungere un grado così elevato di civiltà fosse una comunità con radici ben più lontane del secondo secolo d.c.



Stadio "Josè Guimares Dirceu"


Veduta Dall'Alto




Veduta Della Curva Nord










Lo stadio comunale José Guimarães Dirceu, è stato inaugurato nel 2001, per sostituire il vecchio ed inadeguato impianto sportivo Massayoli. Con i suoi 15000 posti è l’impianto sportivo più grande della nostra città, ed ospita regolarmente le gare casalinghe dell’Ebolitana1925. E’ di forma ovale con un unico anello, la tribuna centrale è coperta ed ospita al suo interno la sala stampa ove si effettuano le riprese televisive e radiofoniche delle partite. Lo stadio è inoltre dotato di una pista di atletica ad otto corsie, di un impianto di illuminazione per le manifestazioni in notturna, e di un campo B dove l’Ebolitana effettua gli allenamenti. Dal Sottopassaggio della curva nord, si accede agli spogliatoi in numero di 6, alla sala interviste, alla palestra, all’area verde relax ed ai parcheggi recintati riservati agli atleti. Alle spalle del settore Distinti è possibile scorgere il Palasele, un vero e proprio gioiello di architettura, con i suoi 6000 posti a sedere è uno dei palazzetti più grandi del Sud Italia, ospita eventi di altissimo livello, quali concerti, fiere, spettacoli, gare di pallavolo, hockey su pista e basket. La curva Nord del Dirceu è riservata ai tifosi dell' Ebolitana, mentre agli ospiti viene riservata la curva Sud. Lo stadio è stato intitolato alla memoria di José Guimarães Dirceu il campione brasiliano che per due stagioni dal 1989 al 1991 giocò nell’Ebolitana facendo impazzire una città. Ad Eboli ci arrivò grazie a Luigi Cavaliere presidente dell’Ebolitana di allora, legato a Dirceu da una forte amicizia. A ricordarlo è Armando Cicalese all’epoca capo ultras ed oggi presidente dell’Ebolitana: “Era un giocatore di un'altra categoria, con quella classe faceva quello che voleva. Risolse a nostro favore un mucchio di partite. Ricordo una partita contro la Juve Stabia, squadra fortissima che sulla carta avrebbe dovuto vincere il campionato senza problemi. Nei minuti finali eravamo sullo 0-0, quando all’ 87 da fermo, Dirceu con una foglia morta all’ incrocio dei pali segnò il gol partita. Dopo il gol venne ad esultare sotto la nostra curva. Fu un momento indimenticabile, tutti qui a Eboli se lo ricordano”. E’ stato il 15 Settembre 1995 che avvenne la tragedia: a soli 43 anni un incidente stradale a Rio, travolto con la sua utilitaria quasi sotto casa, da un'auto che stava facendo una gara illegale. “Fu un giorno tristissimo per tutta Eboli, perché con lui morì anche Pasquale Sazio, che era il nostro libero e con lui il giocatore più carismatico: erano grandi amici e Josè lo portò con lui in Brasile per consigliarlo a qualche squadra, credeva moltissimo nel suo talento. Quel giorno perdemmo due amici, due campioni e due persone meravigliose”.

Veduta Della Tribuna Centrale












Veduta Della Curva Sud












Veduta Del Settore Distinti E Del Palasele












Veduta Del Terreno Di Gioco












Veduta Del Terreno Di Gioco